Consulenze
Psicologia Giuridico Forense
Il ruolo dello Psicologo Giuridico
Fino a poco tempo fa quasi esclusivamente limitato al campo minorile e familiare, è oggi invece riconosciuto come rilevante in molteplici situazioni giuridiche che includono i problemi della tutela dell’integrità psicologica individuale (danno biologico di natura psichica e danno esistenziale), della salvaguardia delle condizioni più idonee per lo sviluppo psicofisico del minore (diritto di famiglia, affidamento, adozione ecc.), della rieducazione e della risocializzazione (Ordinamento penitenziario). Numerose sono in tal senso le innovazioni introdotte di recente nello Ordinamento Giuridico del nostro Paese che vanno, per quanto ci riguarda, anche nella direzione di una rivalutazione delle competenze psicologiche. E’ essenziale perciò, a nostro avviso, offrire figure professionali includano conoscenze sulla teoria dello sviluppo psicologico individuale sia normale che patologico, una specifica conoscenza delle dinamiche di gruppo e delle strutture familiari, una conoscenza non superficiale delle leggi e delle procedure giudiziarie (del Diritto di Famiglia, delle Leggi sulla tutela del minore, dell’Ordinamento Penitenziario e dei relativi rimandi al Codice Penale e di Procedura Penale).
Perizie e Consulenze Tecniche su commissione del Tribunale o delle Parti
Le Perizie e le Consulenze Tecniche vengono richieste dal Giudice all’interno di un procedimento giuridico per acquisire valutazioni che richiedono competenze tecniche e scientifiche specifiche. Il ruolo dello psicologo in qualitá di Perito o di Consulente Tecnico di Ufficio é quello di acquisire informazioni sulle condizioni psicologiche e sulle risorse personali, familiari, sociali e ambientali del soggetto o dei soggetti, al fine di fornire al Giudice maggiori elementi sui quali ponderare una decisone. Il periziando ha a sua volta il diritto di potersi tutelare attraverso il lavoro di un consulente tecnico di parte, il cui ruolo é quello di assistere il proprio cliente valutando la correttezza metodologica della perizia, produrre ulteriore documentazione clinica ed elaborare delle osservazioni critiche da porgere all’attenzione del Giudice.
Perché chiedere il supporto di un Consulente Tecnico di parte?
Avere un proprio Perito di Parte in nell’ambito di una CTU é importante sia per avere la possibilitá di avvalersi di un tecnico che sia in grado di valutare la correttezza delle attivitá peritali svolte dal CTU, ma soprattutto perché in questo modo lo spazio di CTU possa divenire un momento di crescita personale. Il supporto psicologico svolto dal CTU con il proprio assistito può spesso divenire un momento di grande consapevolezza su di sé e sulla situazione familiare o sul proprio figlio. Un momento di lavoro su sé per riuscire a vivere meglio la situazione di valutazione Tecnica d’Ufficio. Anche solo il sapere di non essere solo allo sbaraglio in un ambiente nuovo e sconosciuto, come quello di valutazione psicologica effettuata in campo giuridico, può essere di notevole supporto e aiuto per diminuire ansia e stress derivanti da una tale situazione. Avere un proprio Consulente Tecnico di Parte può veramente rendere la situazione di CTU molto più familiare e meno stressante, oltre che un momento utile per sé e per la propria crescita personale.
Lo studio, attraverso l’impiego delle conoscenze in ambito psicologico-forense e l’alta formazione degli operatori del settore si pone l’obiettivo di fornire i seguenti servizi applicativi:
Fino a poco tempo fa quasi esclusivamente limitato al campo minorile e familiare, è oggi invece riconosciuto come rilevante in molteplici situazioni giuridiche che includono i problemi della tutela dell’integrità psicologica individuale (danno biologico di natura psichica e danno esistenziale), della salvaguardia delle condizioni più idonee per lo sviluppo psicofisico del minore (diritto di famiglia, affidamento, adozione ecc.), della rieducazione e della risocializzazione (Ordinamento penitenziario). Numerose sono in tal senso le innovazioni introdotte di recente nello Ordinamento Giuridico del nostro Paese che vanno, per quanto ci riguarda, anche nella direzione di una rivalutazione delle competenze psicologiche. E’ essenziale perciò, a nostro avviso, offrire figure professionali includano conoscenze sulla teoria dello sviluppo psicologico individuale sia normale che patologico, una specifica conoscenza delle dinamiche di gruppo e delle strutture familiari, una conoscenza non superficiale delle leggi e delle procedure giudiziarie (del Diritto di Famiglia, delle Leggi sulla tutela del minore, dell’Ordinamento Penitenziario e dei relativi rimandi al Codice Penale e di Procedura Penale).
Perizie e Consulenze Tecniche su commissione del Tribunale o delle Parti
Le Perizie e le Consulenze Tecniche vengono richieste dal Giudice all’interno di un procedimento giuridico per acquisire valutazioni che richiedono competenze tecniche e scientifiche specifiche. Il ruolo dello psicologo in qualitá di Perito o di Consulente Tecnico di Ufficio é quello di acquisire informazioni sulle condizioni psicologiche e sulle risorse personali, familiari, sociali e ambientali del soggetto o dei soggetti, al fine di fornire al Giudice maggiori elementi sui quali ponderare una decisone. Il periziando ha a sua volta il diritto di potersi tutelare attraverso il lavoro di un consulente tecnico di parte, il cui ruolo é quello di assistere il proprio cliente valutando la correttezza metodologica della perizia, produrre ulteriore documentazione clinica ed elaborare delle osservazioni critiche da porgere all’attenzione del Giudice.
Perché chiedere il supporto di un Consulente Tecnico di parte?
Avere un proprio Perito di Parte in nell’ambito di una CTU é importante sia per avere la possibilitá di avvalersi di un tecnico che sia in grado di valutare la correttezza delle attivitá peritali svolte dal CTU, ma soprattutto perché in questo modo lo spazio di CTU possa divenire un momento di crescita personale. Il supporto psicologico svolto dal CTU con il proprio assistito può spesso divenire un momento di grande consapevolezza su di sé e sulla situazione familiare o sul proprio figlio. Un momento di lavoro su sé per riuscire a vivere meglio la situazione di valutazione Tecnica d’Ufficio. Anche solo il sapere di non essere solo allo sbaraglio in un ambiente nuovo e sconosciuto, come quello di valutazione psicologica effettuata in campo giuridico, può essere di notevole supporto e aiuto per diminuire ansia e stress derivanti da una tale situazione. Avere un proprio Consulente Tecnico di Parte può veramente rendere la situazione di CTU molto più familiare e meno stressante, oltre che un momento utile per sé e per la propria crescita personale.
Lo studio, attraverso l’impiego delle conoscenze in ambito psicologico-forense e l’alta formazione degli operatori del settore si pone l’obiettivo di fornire i seguenti servizi applicativi:
- Assistenza e valutazione dell’idoneità e potestà genitoriale in caso di separazione, divorzio, modifica delle condizioni di affidamento, conflitti e problematiche familiari
- Mediazione familiare
- Valutazione dello stato di abbandono
- Valutazione della idoneità all’adozione e all’affido
- Valutazione del danno psicologico
- Valutazione della capacità di consenso nel matrimonio del minore
- Valutazione della inabilitazione, interdizione e delle capacità naturali
- Valutazione dell’identità sessuale nel cambio di sesso
- Valutazione della capacità di redigere testamento
- Valutazione dell’imputabilità
- Valutazione della pericolosità sociale e delle misure di sicurezza
- Valutazione della capacità processuale
- Valutazione della capacità di testimoniare
- Valutazione delle condizioni psichiche dell’indagato, dell’imputato e del condannato
- Valutazione del consenso (rapporti sessuali, circonvenzione di incapace, istigazione al reato, concorso di persone, eutanasia…)
- Valutazione della compatibilità con le misure cautelari
- Valutazione e monitoraggio della messa alla prova del minore
- Valutazione della irrilevanza sociale del fatto e del perdono giudiziale per il minore
- Audizione e interrogatorio del minore (in particolare in caso di presunta violenza sessuale e maltrattamenti)
- Assistenza nell’interrogatorio dell’imputato, dell’indagato, del testimone e della persona informata sui fatti
- Assistenza psicologica del minore o dell’adulto maltrattato
- Accertamento del danno bio-psichico in relazione al reato
- Mediazione penale minorile
- Valutazione dell’allontanamento del minore o del genitore
- Valutazione della offensività del fatto (diffamazione, calunnia, ingiuria; violenza sessuale, maltrattamenti, abuso dei mezzi di correzione, atti osceni, offesa al pubblico pudore; stalking; mobbing)
- Valutazione della pericolosità a sé ed agli altri e della trasformazione, revoca o modifica delle misure di sicurezza
- Valutazione della compatibilità carceraria
- Assistenza, osservazione e trattamento del condannato
Sostegno alla Genitorialità
La genitorialità è una funzione molto complessa che coinvolge aspetti individuali, di coppia e razionali ed implica la capacità del genitore di ristrutturare il proprio stile educativo in modo dinamico ed evolutivo in base alla crescita dei figli. Percorso che si fa ancora più complesso quando ci si trova ad affrontare eventi traumatici e non prevedibili (separazioni, divorzi, diagnosi, comportamenti problematici nei figli, etc.) che mettono a dura prova la capacità genitoriale. Nelle separazioni non è facile gestire il conflitto in modo collaborativo dovendo, innanzitutto, riconoscere ed elaborare il “fallimento” del proprio legame di coppia. Sul piano genitoriale, è necessario che gli ex partner o coniugi continuino a svolgere il proprio ruolo di padre e di madre, riconoscendosi come tali ed instaurando tra loro un rapporto di cooperazione per tutti gli aspetti che riguardano l’esercizio della genitorialità. La separazione dei genitori rappresenta per i figli un momento di grande criticità in quanto comporta un’inevitabile trasformazione del rapporto con le principali figure di riferimento e una nuova riorganizzazione delle immagini genitoriali in virtù di differenti dinamiche relazionali: le conseguenze più distruttive non sono rappresentate dall’evento della separazione in sé poiché, come molti studi hanno potuto dimostrare, se i figli ricevono adeguato supporto e rassicurazione sono assolutamente in grado di tornare ad un normale modello di sviluppo. Quando i genitori separati/divorziati/divisi sono in grado di collaborare fra loro, mantenendo un ruolo genitoriale congiunto, l’adattamento dei figli alla nuova situazione risulta notevolmente facilitata.
Il sostegno alla genitorialità ha per obiettivi il potenziamento delle capacità genitoriali soprattutto in termini di consapevolezza della propria modalità comunicativa, la capacità di ascolto rispetto ai bisogni del figlio, l’apertura al dialogo con il figlio e con l’altro genitore e la capacità di trovare alternative nell’esercitare il potere/controllo. Può inoltre offrire ai genitori chiavi di lettura rispetto al comportamento dei propri figli per poter trovare così strategie più efficaci di gestione e accompagnamento della loro crescita. La costruzione di un ambiente familiare “sufficientemente buono” e ben equilibrato rispetto all’impostazione educativa e all’educazione affettiva permette ai bambini di costruire buone risorse e strumenti per affrontare in maniera autonoma e positiva le possibili difficoltà che incontrano.
Il sostegno alla genitorialità ha per obiettivi il potenziamento delle capacità genitoriali soprattutto in termini di consapevolezza della propria modalità comunicativa, la capacità di ascolto rispetto ai bisogni del figlio, l’apertura al dialogo con il figlio e con l’altro genitore e la capacità di trovare alternative nell’esercitare il potere/controllo. Può inoltre offrire ai genitori chiavi di lettura rispetto al comportamento dei propri figli per poter trovare così strategie più efficaci di gestione e accompagnamento della loro crescita. La costruzione di un ambiente familiare “sufficientemente buono” e ben equilibrato rispetto all’impostazione educativa e all’educazione affettiva permette ai bambini di costruire buone risorse e strumenti per affrontare in maniera autonoma e positiva le possibili difficoltà che incontrano.
Training Autogeno
Il Training Autogeno è una tecnica che agisce sul rilassamento psico-fisico sistematizzata ai primi del ‘900 dal neurologo e psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz, come alternativa alle tecniche terapeutiche dell’epoca. Insegnata ed applicata inizialmente negli ospedali per contribuire alla cura di numerose patologie e del dolore, si è poi diffusa in vari ambiti ed ha ricevuto un gran numero di validazioni sperimentali. L’obiettivo del suo ideatore era produrre il miglioramento del paziente senza che questi fosse vincolato al proprio terapeuta, in modalità sostanzialmente autonoma, dopo averne appreso le tecniche.
Come indica il nome stesso, il Training Autogeno è una tecnica di allenamento che “si genera da sé”, ovvero l’individuo la mette in pratica in prima persona dopo la guida iniziale di un esperto. Il Training Autogeno è costituito da una serie di esercizi standard, Training Autogeno di base, che si riferiscono a sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico, ognuno dei quali è contrassegnato da una “frase stimolo” che indirizza l’attenzione verso precise realtà corporee che sottendono simbolicamente realtà psichiche stante l’unità Psiche-Soma. Training Autogeno oltre agli esercizi di base comprende anche le diverse modalità del Training Autogeno Superiore Avanzato, che si sviluppano sull’acquisizione di quelle del ciclo inferiore o di base.
Possiamo considerare il training autogeno un metodo di rilassamento di “autodistensione concentrativa”, come dice lo stesso Schultz nel sottotitolo della sua opera “Das Autogene Training” sebbene nell’ambito terapeutico autogeno, così come Schultz originariamente lo immaginò, il rilassamento non è l’obbiettivo fondamentale. Mentre il soggetto è impegnato a rilassarsi attraverso la rappresentazione mentale di formule si presentano fenomeni che hanno a che fare con la realtà psichica della persona, che si costituiscono quali elementi della terapia stessa. Ciò che in uno stato di coscienza alterato, come nello stato autogeno, si manifesta appartiene a pieno titolo alla dimensione più arcaica, più lontana dalla coscienza ma proprio per questo anche più autentica.
Ci si allena all’incontro con se stessi, ad ascoltare ciò che nasce spontaneo, a non avere aspettative, a non dare giudizi di valore alle risposte, ad “lasciar accadere”.
Uscito dall’ambito terapeutico privilegiato, il training autogeno ha trovato un’ampia serie di applicazioni, tutte quelle ove è richiesta una diminuzione della tensione dell’apparato muscolare poiché questo, come hanno rilevato e dimostrato numerosi ed importanti autori, da Freud a Fenichel, fa da mediatore dello stato psichico interno dell’individuo. Nella nostra cultura sfugge la relazione fra mondo interno (quello mentale) e quello esterno (quello del corpo), ma questa relazione è banalmente dimostrabile nel momento stesso in cui ad esempio proviamo uno stato di paura (es. un rumore forte): l’alterazione emotiva (paura) provoca una modificazione dello stato fisiologico (arousal) con innalzamento della frequenza cardiaca e respiratoria, della gittata sistolica, della sudorazione e della tensione muscolare; si verificano inoltre altri immediati cambiamenti come la focalizzazione attentiva ed una reazione generale del sistema simpatico (vagale).
Il Corso individuale di Training Autogeno ha una durata complessiva di quattro mesi ed è strutturato in otto incontri per garantire il miglior apprendimento del Metodo.
Ogni incontro ha una durata variabile (45/60 minuti).
Frequenza degli incontri: settimanale
Orario degli incontri: previo appuntamento
Il Corso di gruppo di Training Autogeno ha una durata complessiva di quattro mesi ed è strutturato in otto incontri per garantire il miglior apprendimento del Metodo da parte degli Allievi.
Ogni incontro ha una durata variabile (60/90 minuti).
Frequenza degli incontri: Gli incontri hanno una frequenza bisettimanale (ogni due settimane).
Ogni corso prevede la partecipazione di 4 Allievi.
Orario degli incontri: previo appuntamentoCosto
Bigliografia
J. Schultz Il training autogeno Metodo di autodistensione da concentrazione psichica Vol.I – Esercizi inferiori, Feltrinelli Editore, Milano 1968
J. Schultz Il training Autogeno Metodo di autodistensione da concentrazione psichica vol.II- Esercizi superiori. Teoria del metodo, Feltrinelli Editore, Milano 1971
Claudio Widmann, Manuale di training autogeno, ed. Del Girasole, 2007
Come indica il nome stesso, il Training Autogeno è una tecnica di allenamento che “si genera da sé”, ovvero l’individuo la mette in pratica in prima persona dopo la guida iniziale di un esperto. Il Training Autogeno è costituito da una serie di esercizi standard, Training Autogeno di base, che si riferiscono a sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico, ognuno dei quali è contrassegnato da una “frase stimolo” che indirizza l’attenzione verso precise realtà corporee che sottendono simbolicamente realtà psichiche stante l’unità Psiche-Soma. Training Autogeno oltre agli esercizi di base comprende anche le diverse modalità del Training Autogeno Superiore Avanzato, che si sviluppano sull’acquisizione di quelle del ciclo inferiore o di base.
Possiamo considerare il training autogeno un metodo di rilassamento di “autodistensione concentrativa”, come dice lo stesso Schultz nel sottotitolo della sua opera “Das Autogene Training” sebbene nell’ambito terapeutico autogeno, così come Schultz originariamente lo immaginò, il rilassamento non è l’obbiettivo fondamentale. Mentre il soggetto è impegnato a rilassarsi attraverso la rappresentazione mentale di formule si presentano fenomeni che hanno a che fare con la realtà psichica della persona, che si costituiscono quali elementi della terapia stessa. Ciò che in uno stato di coscienza alterato, come nello stato autogeno, si manifesta appartiene a pieno titolo alla dimensione più arcaica, più lontana dalla coscienza ma proprio per questo anche più autentica.
Ci si allena all’incontro con se stessi, ad ascoltare ciò che nasce spontaneo, a non avere aspettative, a non dare giudizi di valore alle risposte, ad “lasciar accadere”.
Uscito dall’ambito terapeutico privilegiato, il training autogeno ha trovato un’ampia serie di applicazioni, tutte quelle ove è richiesta una diminuzione della tensione dell’apparato muscolare poiché questo, come hanno rilevato e dimostrato numerosi ed importanti autori, da Freud a Fenichel, fa da mediatore dello stato psichico interno dell’individuo. Nella nostra cultura sfugge la relazione fra mondo interno (quello mentale) e quello esterno (quello del corpo), ma questa relazione è banalmente dimostrabile nel momento stesso in cui ad esempio proviamo uno stato di paura (es. un rumore forte): l’alterazione emotiva (paura) provoca una modificazione dello stato fisiologico (arousal) con innalzamento della frequenza cardiaca e respiratoria, della gittata sistolica, della sudorazione e della tensione muscolare; si verificano inoltre altri immediati cambiamenti come la focalizzazione attentiva ed una reazione generale del sistema simpatico (vagale).
Il Corso individuale di Training Autogeno ha una durata complessiva di quattro mesi ed è strutturato in otto incontri per garantire il miglior apprendimento del Metodo.
Ogni incontro ha una durata variabile (45/60 minuti).
Frequenza degli incontri: settimanale
Orario degli incontri: previo appuntamento
Il Corso di gruppo di Training Autogeno ha una durata complessiva di quattro mesi ed è strutturato in otto incontri per garantire il miglior apprendimento del Metodo da parte degli Allievi.
Ogni incontro ha una durata variabile (60/90 minuti).
Frequenza degli incontri: Gli incontri hanno una frequenza bisettimanale (ogni due settimane).
Ogni corso prevede la partecipazione di 4 Allievi.
Orario degli incontri: previo appuntamentoCosto
Bigliografia
J. Schultz Il training autogeno Metodo di autodistensione da concentrazione psichica Vol.I – Esercizi inferiori, Feltrinelli Editore, Milano 1968
J. Schultz Il training Autogeno Metodo di autodistensione da concentrazione psichica vol.II- Esercizi superiori. Teoria del metodo, Feltrinelli Editore, Milano 1971
Claudio Widmann, Manuale di training autogeno, ed. Del Girasole, 2007
Psicologia del Colore
“Mi sembra che lo scopo di tutto il nostro agire sia fondamentalmente sempre lo stesso, e vale a dire raggiungere l'armonia come rapporto di equilibrio tra noi e il mondo" - (Max Lüscher)
Il test dei colori di Max Luscher è uno dei più validi e accreditati test basati sulla psicologia dei colori che consente di rilevare lo stato psico- fisicologico, i tratti della personalità e i bisogni fondamentali della persona sulla base delle sue scelte e preferenze cromatiche. Il test rappresenta un utile strumento di conoscenza di sé, un facilitatore della comprensione dello stato psico-fisiologico della persona e dei suoi bisogni, spesso trascinati dall'oceano impetuoso di forze esterne che paiono prendere il controllo su tutto quanto accade, non riusciamo a fermarci per guardare all'interno di noi stessi e cercare qualcosa di più profondo, qualcosa che ci dia il potere di decidere ciò che realmente vogliamo nella nostra vita.
Clicca qui per la pagina dedicata alla Psicologia del Colore
Il test dei colori di Max Luscher è uno dei più validi e accreditati test basati sulla psicologia dei colori che consente di rilevare lo stato psico- fisicologico, i tratti della personalità e i bisogni fondamentali della persona sulla base delle sue scelte e preferenze cromatiche. Il test rappresenta un utile strumento di conoscenza di sé, un facilitatore della comprensione dello stato psico-fisiologico della persona e dei suoi bisogni, spesso trascinati dall'oceano impetuoso di forze esterne che paiono prendere il controllo su tutto quanto accade, non riusciamo a fermarci per guardare all'interno di noi stessi e cercare qualcosa di più profondo, qualcosa che ci dia il potere di decidere ciò che realmente vogliamo nella nostra vita.
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Psicologia Clinica / Sessuologia Clinica e Psicoterapia
Psicoterapia Individuale
Di solito è il dolore emotivo e lo stress psicologico per un particolare “disturbo” che porta le persone a rivolgersi ad una psicoterapia. Talvolta non c’è una problematica particolare da affrontare, infatti per alcuni aspetti della vita si può aver raggiunto dei buoni traguardi, ciò che nonostante tutto vagamente si percepisce è la sensazione che manchi qualcosa, la mancanza di significato o scopo nella vita. In entrambi i casi, ci vuole coraggio per prendere consapevolezza che nella propria vita qualcosa non ci piace che si è infelici o insoddisfatti ed essere pronti a parlare di tutto questo con qualcuno, ci vuole ancor più coraggio a predisporsi affinché qualcosa possa cambiare dentro.
Psicoterapia DI COPPIA
In questi ultimi anni stiamo assistendo a frequenti rotture del sistema coppia, anche delle coppie che sembrerebbero più collaudate. E’ molto difficile definire un momento critico nell’evoluzione del rapporto di coppia: assistiamo a delle separazioni precoci in fase di rodaggio (ovvero dopo un periodo brevissimo di convivenza), rotture di coppia con la nascita di un figlio, separazioni dolorose dopo 20 o 30 anni passati a vivere insieme. Tutto ciò potrebbe spiegarsi se riflettiamo su diversi cambiamenti che da un lato la società ci impone e dall’altro considerando i vecchi stereotipi culturali radicati e idealizzati del fare coppia (“sei la mia metà”, “amore per sempre”). Ci troviamo a fare i conti con il mito della “libertà individuale” che la società occidentale di oggi enfatizza. Ci troviamo di fronte ad una maggiore precauzione con cui ciascun partner inizia una vita a due, consapevole che non ci sono certezze, nè previsioni plausibili su come mantenere vivo il legame di coppia nel tempo. Alla metafora “dell’amore cieco” di antica memoria si è andata sostituendo una visione meno romantica “dell’amore cauto”, dove bisogna tenersi una porta aperta per uscire dalla relazione, nel momento stesso in cui ci si sta impegnando per costruirla.
La terapia di coppia si rivela di estrema utilità per dei partner che vivono la fase dell’innamoramento e vorrebbero costruire una solida relazione di coppia, oppure per tutti coloro che si trovano in difficoltà nel mantenere una relazione coniugale. Ed ancora, la terapia di coppia potrebbe essere utile nei momenti di separazione, nell’aiutare entrambi i coniugi a trovare il coraggio e la giusta modalità per separarsi dal compagno/ a, accettando la perdita di qualcosa. Così pure per coloro i quali vivono il senso di fallimento e di frustrazione per la fine di una relazione ma hanno la volontà e la curiosità di vivere in un altra coppia. Così come per quelle unioni interculturali dove le differenze culturali possono essere un elemento di distanza e di conflitto.
E’ una terapia che è rivolta ad entrambi i partner una volta a settimana, condotta da uno o due terapeuti.
La coppia è apparentemente il più semplice dei sistemi umani, ma non è affatto così. Nella diade devono essere, in ugual modo, bilanciate 3 aree importanti: quella sociale, quella affettiva e quella sessuale.
Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli ritengono che il rapporto di coppia si fondi non solo su di un patto dichiarato – un patto che ha nel matrimonio la sua visibilità a livello sociale, che è sostenuto dall’impegno e da una progettualità comune (la volontà di dare continuità alla relazione) – ma anche su di un patto segreto . Questa area degli affetti rappresenta un intreccio inconsapevole di bisogni e speranze che nascono dalla storia personale e familiare di ognuno e che ciascun partner si aspetta di soddisfare all’interno della relazione di coppia. E’ anche sulla base di questo intreccio che si concretizza la scelta reciproca.
Le relazioni di coppia dovrebbero basarsi sull’uguaglianza e la parità, ciò rende possibile ai partner di soddisfare i loro bisogni profondi, e di sperimentare una relazione appagante.
Il partner può dare e ricevere tutto ma non dovrebbe mai porsi nella sola condizione di chiedere in modo continuo e perentorio. Le disfunzioni nascono nei rapporti troppo sbilanciati: uno che da e l’altro che unicamente riceve. In questo caso, prevarrebbe con il tempo, una ambivalenza di sentimenti, di odio e di amore. Il sistema gradualmente si irrigidisce e non riesce più a trovare le risorse per poter affrontare le difficoltà. Obiettivo della terapia è cambiare la punteggiatura, cambiare la connotazione emotiva, riequilibrare la struttura della relazione. Definire nuove regole per stare insieme.
BIBLIOGRAFIA
Andolfi M., La crisi della coppia. Cortina 1999
Elkaim M, Se mi ami non amarmi, Bollati – Boringhieri 1992
M. Malagoli Togliatti e U. Telfener, Dall’individuo al Sistema, Bollati – Boringhieri 1998
C. Clulow, Attaccamento adulto e psicoterapia di coppia, Borla, Roma, 2003
G. De Simone, Le famiglie di Edipo, Borla, Roma, 2002
H.V. Dicks (1977), Tensioni coniugali, Borla, Roma, 1992
A. Eiguer (1983), Un divano per la famiglia, Borla, Roma, 1986
A. Eiguer, A. Ruffiot, I. Berenstein, J. Puget, C. Padron, S. Decobert, M. Soulé, Terapia
psicoanalitica della coppia, Borla, Roma, 1986
J.V. Fisher, L’ospite inatteso, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001
F. Grier ( a cura di, 2001), Brevi incontri con le coppie, Borla, Roma, 2003
R. Losso, Psicoanalisi della famiglia Percorsi teorico clinici, Franco Angeli, Milano, 2000
D. Norsa, G.C. Zavattini, Intimità e collusione, teoria e tecnica della psicoterapia psicoanalitica di
coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997
A.M. Nicolò, A.F. Zampino, Lavorare con la famiglia osservazioni e tecniche di intervento
psicoanalitico, Carocci editore, Roma, 2002
S. Ruszczynski, J. Fisher (1995), Intrusività e intimità nella coppia, Borla, Roma, 2003.
La terapia di coppia si rivela di estrema utilità per dei partner che vivono la fase dell’innamoramento e vorrebbero costruire una solida relazione di coppia, oppure per tutti coloro che si trovano in difficoltà nel mantenere una relazione coniugale. Ed ancora, la terapia di coppia potrebbe essere utile nei momenti di separazione, nell’aiutare entrambi i coniugi a trovare il coraggio e la giusta modalità per separarsi dal compagno/ a, accettando la perdita di qualcosa. Così pure per coloro i quali vivono il senso di fallimento e di frustrazione per la fine di una relazione ma hanno la volontà e la curiosità di vivere in un altra coppia. Così come per quelle unioni interculturali dove le differenze culturali possono essere un elemento di distanza e di conflitto.
E’ una terapia che è rivolta ad entrambi i partner una volta a settimana, condotta da uno o due terapeuti.
La coppia è apparentemente il più semplice dei sistemi umani, ma non è affatto così. Nella diade devono essere, in ugual modo, bilanciate 3 aree importanti: quella sociale, quella affettiva e quella sessuale.
Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli ritengono che il rapporto di coppia si fondi non solo su di un patto dichiarato – un patto che ha nel matrimonio la sua visibilità a livello sociale, che è sostenuto dall’impegno e da una progettualità comune (la volontà di dare continuità alla relazione) – ma anche su di un patto segreto . Questa area degli affetti rappresenta un intreccio inconsapevole di bisogni e speranze che nascono dalla storia personale e familiare di ognuno e che ciascun partner si aspetta di soddisfare all’interno della relazione di coppia. E’ anche sulla base di questo intreccio che si concretizza la scelta reciproca.
Le relazioni di coppia dovrebbero basarsi sull’uguaglianza e la parità, ciò rende possibile ai partner di soddisfare i loro bisogni profondi, e di sperimentare una relazione appagante.
Il partner può dare e ricevere tutto ma non dovrebbe mai porsi nella sola condizione di chiedere in modo continuo e perentorio. Le disfunzioni nascono nei rapporti troppo sbilanciati: uno che da e l’altro che unicamente riceve. In questo caso, prevarrebbe con il tempo, una ambivalenza di sentimenti, di odio e di amore. Il sistema gradualmente si irrigidisce e non riesce più a trovare le risorse per poter affrontare le difficoltà. Obiettivo della terapia è cambiare la punteggiatura, cambiare la connotazione emotiva, riequilibrare la struttura della relazione. Definire nuove regole per stare insieme.
BIBLIOGRAFIA
Andolfi M., La crisi della coppia. Cortina 1999
Elkaim M, Se mi ami non amarmi, Bollati – Boringhieri 1992
M. Malagoli Togliatti e U. Telfener, Dall’individuo al Sistema, Bollati – Boringhieri 1998
C. Clulow, Attaccamento adulto e psicoterapia di coppia, Borla, Roma, 2003
G. De Simone, Le famiglie di Edipo, Borla, Roma, 2002
H.V. Dicks (1977), Tensioni coniugali, Borla, Roma, 1992
A. Eiguer (1983), Un divano per la famiglia, Borla, Roma, 1986
A. Eiguer, A. Ruffiot, I. Berenstein, J. Puget, C. Padron, S. Decobert, M. Soulé, Terapia
psicoanalitica della coppia, Borla, Roma, 1986
J.V. Fisher, L’ospite inatteso, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001
F. Grier ( a cura di, 2001), Brevi incontri con le coppie, Borla, Roma, 2003
R. Losso, Psicoanalisi della famiglia Percorsi teorico clinici, Franco Angeli, Milano, 2000
D. Norsa, G.C. Zavattini, Intimità e collusione, teoria e tecnica della psicoterapia psicoanalitica di
coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997
A.M. Nicolò, A.F. Zampino, Lavorare con la famiglia osservazioni e tecniche di intervento
psicoanalitico, Carocci editore, Roma, 2002
S. Ruszczynski, J. Fisher (1995), Intrusività e intimità nella coppia, Borla, Roma, 2003.
DISTURBI SESSUALI
Spesso chi soffre di disturbi sessuali non pensa che la psicoterapia potrebbe fargli superare agevolmente il problema. La vergogna, il pudore, l’imbarazzo a parlare apertamente della propria vita sessuale, a trattare di una sfera così intima, porta molti soggetti ad accantonare continuamente il problema, a procrastinare un intervento psicologico che, al contrario, potrebbe risultare risolutivo. Un trattamento immediato al presentarsi del disturbo risulta invece maggiormente efficace, riduce i tempi della terapia, allontana e dissolve rapidamente la paura. Nel trattamento dei disturbi della sessualità è in primo luogo opportuno specificare il ruolo dei fattori psicologici, della condizione medica generale e dell’eventuale uso di sostanze nell’insorgenza, gravità, esacerbazione e mantenimento dei sintomi. Per fare una corretta diagnosi e indicare un trattamento psicoterapeutico occorre infatti escludere che la disfunzione sessuale presentata sia attribuibile a una condizione medica generale o all’uso di sostanze. Le problematiche dell’individuo devono inoltre causare notevole disagio nei rapporti interpersonali. E’ dunque spesso necessario per alcuni dei disturbi della sessualità che prima o durante il trattamento psicoterapeutico, il paziente esegua accertamenti di tipo medico per escludere eventuali cause di natura non psicologica.
Nel trattamento dei disturbi della sessualità annoveriamo ciò che viene comunemente definito “dipendenza sessuale”, ma anche ipersessualità; in inglese “sex addiction” o “sex dependence”.termine dipendenza sessuale, o sexual addiction, s’intende un’eccessiva preoccupazione verso il pianeta sesso, e la presenza di persistenti pensieri che spingono la persona a intraprendere attività sessuali ripetitive e compulsive, anche contro la sua stessa volontà. Alcuni soggetti, invece di approcciarsi alla sessualità come gioco, relazione, comunicazione, scambio di piacere, momento privilegiato dell’intimità, la vivono in modo ossessivo, divenendone. “dipendenti”.
La dipendenza da sesso ha conseguenze gravi sia a livello individuale che sociale. I dipendenti da sesso, oltre a vivere un forte disagio psicologico, deteriorano progressivamente i rapporti affettivi e relazionali e compromettono la loro attività lavorativa ed economica. Invece di gustarsi il sesso in modo naturale, come relazione intima e scambio di piacere, il dipendente sessuale si relaziona al sesso in modo ossessivo e con motivazioni diverse, tra cui: per confortarsi dal disagio, rilassarsi dallo stress o prendersi cura di sé. I comportamenti che il dipendente sessuale può mettere in atto sono i più svariati: masturbazione, rapporti sessuali anche con persone anonime o con prostitute, esibizionismo, voyeurismo, pratiche di tipo sadomasochistico, fantasie sessuali ossessionanti, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici al telefono, via internet e altro ancora.
Il sesso diviene un’esigenza primaria per il quale tutto il resto può venire sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro. Come conseguenza diretta il soggetto che soffre di dipendenza sessuale può sviluppare disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia ecc), malattie sessualmente trasmesse o disturbi quali ulcera, pressione alta, calo delle difese immunitarie, esaurimento fisico o disturbi del sonno. Le persone che soffrono di dipendenza sessuale sono molto restii a curarsi.Innanzitutto per decidere a curarsi bisogna riconoscere di avere un problema, di dipendere da qualcosa, sia esso una sostanza o un comportamento. Questo riconoscimento diventa ancor più difficile se l’oggetto della dipendenza è un comportamento, in questo caso normale come il sesso. Il sesso è un bisogno innato nell’uomo e le persone con dipendenza sessuale fanno inizialmente fatica a comprendere come il sesso rappresenti per loro un problema, al pari delle droghe per i tossicodipendenti. Inoltre, nel momento in cui acquisiscono questa consapevolezza e decidono di intraprendere un percorso di cambiamento, sono spesso inibiti da sensi di vergogna nel rivelare i loro comportamenti. Essi hanno difficoltà nel parlare liberamente del loro problema anche in un contesto di psicoterapia, a causa dei principi etici e morali che la società ci trasmette.
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BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (1994): Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (Fourth Edition), Washington, D.C.
Dettore D.(2001): Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. McGraw-Hill, Milano.
Kaplan H.S.(1974): Trad. ital. Nuove terapie sessuali. Bompiani, Milano, 1976.
Masters W.H. and Johnson V.E.(1966): Trad. ital.: L’atto sessuale nell’uomo e nella donna. Feltrinelli, Milano, 1967.
Masters W.H. and Johnson V.E.(1970): Trad. ital.: Patologia e terapia del rapporto sessuale. Le insufficienze sessuali nell’uomo e nella donna. Feltrinelli, Milano, 1974.
Masters W.H. and Johnson V.E.(1986): Trad. ital.: Il sesso ed i rapporti amorosi. Longanesi, Milano, 1987.
Nel trattamento dei disturbi della sessualità annoveriamo ciò che viene comunemente definito “dipendenza sessuale”, ma anche ipersessualità; in inglese “sex addiction” o “sex dependence”.termine dipendenza sessuale, o sexual addiction, s’intende un’eccessiva preoccupazione verso il pianeta sesso, e la presenza di persistenti pensieri che spingono la persona a intraprendere attività sessuali ripetitive e compulsive, anche contro la sua stessa volontà. Alcuni soggetti, invece di approcciarsi alla sessualità come gioco, relazione, comunicazione, scambio di piacere, momento privilegiato dell’intimità, la vivono in modo ossessivo, divenendone. “dipendenti”.
La dipendenza da sesso ha conseguenze gravi sia a livello individuale che sociale. I dipendenti da sesso, oltre a vivere un forte disagio psicologico, deteriorano progressivamente i rapporti affettivi e relazionali e compromettono la loro attività lavorativa ed economica. Invece di gustarsi il sesso in modo naturale, come relazione intima e scambio di piacere, il dipendente sessuale si relaziona al sesso in modo ossessivo e con motivazioni diverse, tra cui: per confortarsi dal disagio, rilassarsi dallo stress o prendersi cura di sé. I comportamenti che il dipendente sessuale può mettere in atto sono i più svariati: masturbazione, rapporti sessuali anche con persone anonime o con prostitute, esibizionismo, voyeurismo, pratiche di tipo sadomasochistico, fantasie sessuali ossessionanti, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici al telefono, via internet e altro ancora.
Il sesso diviene un’esigenza primaria per il quale tutto il resto può venire sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro. Come conseguenza diretta il soggetto che soffre di dipendenza sessuale può sviluppare disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia ecc), malattie sessualmente trasmesse o disturbi quali ulcera, pressione alta, calo delle difese immunitarie, esaurimento fisico o disturbi del sonno. Le persone che soffrono di dipendenza sessuale sono molto restii a curarsi.Innanzitutto per decidere a curarsi bisogna riconoscere di avere un problema, di dipendere da qualcosa, sia esso una sostanza o un comportamento. Questo riconoscimento diventa ancor più difficile se l’oggetto della dipendenza è un comportamento, in questo caso normale come il sesso. Il sesso è un bisogno innato nell’uomo e le persone con dipendenza sessuale fanno inizialmente fatica a comprendere come il sesso rappresenti per loro un problema, al pari delle droghe per i tossicodipendenti. Inoltre, nel momento in cui acquisiscono questa consapevolezza e decidono di intraprendere un percorso di cambiamento, sono spesso inibiti da sensi di vergogna nel rivelare i loro comportamenti. Essi hanno difficoltà nel parlare liberamente del loro problema anche in un contesto di psicoterapia, a causa dei principi etici e morali che la società ci trasmette.
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BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (1994): Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (Fourth Edition), Washington, D.C.
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Masters W.H. and Johnson V.E.(1986): Trad. ital.: Il sesso ed i rapporti amorosi. Longanesi, Milano, 1987.